Ho sentito dire che ti sei innamorata di me – 听说你喜欢我 – Capitolo 2 📘

E dopo il Capitolo 1, vi lascio da leggere il capitolo 2 del romanzo

Titolo originale听说你喜欢我
Titolo italianoHo sentito dire che ti sei innamorata di me
Autore吉祥夜 (Ji Xiangye)
Anno di uscita2016
Sito di pubblicazioneHongxiu tianxiang
Titolo dramaLove heals
Fiori di pesco24🌸 (aggiornata il 03/04/2024)
Info generali romanzo

capitolo 2 – dimentica

Dopo aver preparato le sue cose, si sedette e prese un sorso d’acqua.

La casa era rimasta perfettamente come sei anni prima. Il ritratto di famiglia si trovava ancora allo stesso posto sul muro.

Ricordava chiaramente. Quella foto era stata scattata un anno dopo il suo matrimonio: il papà e la mamma sedevano al centro, lei e il suo fratellino Ruanlang erano in piedi dietro di loro, e al centro c’era lui. Lui e il suo fratellino avevano un legame molto stretto. Quando era stata scattata la fotografia si tenevano abbracciati con le mani sulle spalle, e lei, così piccina, si era rannicchiata sotto quelle braccia come a farsi proteggere, sorridendo dolcemente.

Quando la foto venne sviluppata, a papà piacque così tanto che lasciò che le persone che la guardavano pensassero che Zhiqian fosse il pilastro della famiglia.

Già… anche lei una volta lo pensava.

Lei pensava che quell’uomo sempre a schiena dritta[1], potesse risolvere facilmente ogni situazione incontrasse, sapeva che sarebbe stato il pilastro della sua vita, la persona su cui avrebbe potuto fare affidamento.

Sfortunatamente…

Forse lei aveva avuto troppe pretese. Quando si erano separati, tutti ripeterono proprio quella frase: “Cos’altro pretendeva?”

Già… cos’altro pretendeva? Persino questa casa era stata regalata da lui dopo il matrimonio ai suoi genitori, altrimenti la mamma, il papà e il fratellino si sarebbero dovuti stipare insieme con altre persone in una dazayuan[2].

Quando divorziarono, lei avrebbe voluto restituirgli la casa, ma lui non volle. Lo conosceva bene e sapeva che lui mai l’avrebbe ripresa.

A quel tempo pensava soltanto ad una soluzione rapida, e firmare velocemente tutti i documenti. Perciò non insistette, non avrebbe comunque capito.

Forse, maggiori sarebbero state le richieste che avrebbe accettato da lui, minori sarebbero stati i sensi di colpa. Per lo stesso motivo in quegli anni lei aveva accettato troppo… troppo, talmente troppo da non riuscire più nemmeno a respirare.

Dopo aver bevuto un sorso d’acqua, riordinò leggermente il suo stato d’animo.

Mamma e papà erano avanti con gli anni, e lei era la figlia maggiore, non aveva motivo di continuare a restare fuori casa seguendo il proprio istinto, e poiché aveva deciso di tornare, era giusto che si preparasse per affrontare sia le persone che le situazioni. Erano trascorsi ormai sei anni, e non avrebbe più voluto rivivere le emozioni contraddittorie del passato a causa di nessuno, anche se in realtà sapeva bene di non essere una persona così insensibile. Non voleva tornare alla vita precedente, perciò, anche se nel suo cuore sotto la fredda cenere ardeva ancora del fuoco, sperava che si sarebbe spento presto.

Ci pensò un po’, quindi si calmò, prese le sue cose e andò verso l’ospedale.

Quella strada le era così familiare.

Non poteva dimenticare tutte le volte che l’aveva ripetutamente percorsa in passato: sapeva a che ora la fontana del giardino cominciava a spruzzare acqua, sapeva il numero delle piante che si trovavano lungo la strada, sapeva quando sbocciavano i fiori della magnolia e quando cadevano in autunno le foglie del ginkgo, sapeva anche quanti mattoni erano stati posati sul viale degli alberi di ginkgo…

Camminava facendo attenzione.

La luce del sole era abbagliante, aprì l’ombrello e inconsciamente lo tenne basso sulla sua testa, sempre più basso. Tra quelle ombre in camice che incrociava velocemente, sperava davvero non ci fosse lui…

Entrò nell’edificio dei ricoveri, l’ombrello non avrebbe più potuto proteggerla. Appena lo capì venne presa da un leggero panico.

Al piano terra dell’ospedale, fuori dall’atrio si trovava ancora quel piccolo alimentare, nulla era cambiato, anche la proprietaria era sempre la stessa. Comprò spazzolino e dentifricio e quando si recò alla cassa la proprietaria la fissò coi suoi grandi occhi indicandola: “Tu…” Lei presa dal panico mostrò un sorriso a denti stretti cercando di mantenere la calma e disse: “Mi scusi quanto fa?” “In tutto sono 54 kuai[3]” la proprietaria la riguardò un paio di volte. Lei le diede i soldi, la ringraziò, si girò e se ne andò. Dietro di lei la proprietaria sussurrò: “Eppure mi sembra un volto già visto”

Sicuramente era un volto già visto, sei anni fa quante volte quella ragazza aveva aspettato il dottor Ning al termine del turno notturno, e quante volte la notte in quel negozietto aveva comprato degli snack da sgranocchiare.

Dimentica.

Ci sono delle volte in cui questa tecnica del “dimentica” è facile da dirsi ma difficile da praticare.


[1]     Vuol dire una persona dai saldi principi morali

[2]     Un composto di vecchie case fatiscenti che hanno in comune un grande cortile, abitate anche da un centinaio di persone. Sono case ad un unico piano solitamente composte da un’unica camera interna dove ci si riposa. Il resto della giornata veniva vissuto nel cortile comune. Molte di queste case negli anni 90 sono state abbattute.

[3]     In Cina la moneta ufficiale è il Renminbi, definita anche yuan. Nel linguaggio comune il kuai prende il posto dello yuan.


Questa è la mia personale traduzione del secondo capitolo dell’opera di Ji Xiangye. Spero sia piaciuta 🙂

Attendo i vostri commenti qui sotto!


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