Ricominciano gli appunti sui tombaroli – 盗墓笔记重启 – Capitolo 1 📘

E per le amanti di “Reunion: the sound of the providence” eccovi il primo capitolo del romanzo.

capitolo 1 – L’armadietto di Nanchino

Questa storia segue la trama del “Re Diao[1]”.

Ma prima lascia che ti racconti un fatto interessante.

Tian Youjin aveva una farmacia il cui profitto era dato dalla Cordyceps Sinensis[2], ed era in rapporti stretti con la generazione precedente la mia, appartenendo a quella categoria di zii che “mi abbracciavano quando ero piccolo”.

Verso la fine degli anni ‘70 del secolo scorso, Tian Youjin fece l’esperienza di vivere in una comune popolare[3] in mezzo alle montagne della Mongolia Interna. La storia di cui gli piaceva maggiormente parlare era quella di quando si separò dalla squadra dei pastori, e girovagò solo per due mesi nella steppa, portando in salvo il gregge dai lupi.

Ogni volta che si riuniva coi suoi compagni d’armi e beveva tanto, ritirava fuori quella vecchia storia, al punto di diventare parte integrante del suo personaggio. Nel suo racconto, quel periodo fu un raro periodo di piogge torrenziali nella Mongolia Interna, coi temporali che si riversavano nelle profondità delle montagne, e i fulmini che illuminavano il cielo. Diceva che era lo spettacolo più bello e terrificante che un uomo potesse vedere.

Nel 2013 Tian Youjin, a causa dell’alcolismo, cominciò a soffrire di insufficienza epatica, che a sua volta portò ad un collasso di tutti gli organi interni. Quando stava per morire, i suoi compagni d’armi andarono a trovarlo, e dopo averlo confortato ed essersi rammaricati della situazione, lui per la prima volta gli raccontò una nuova versione di quell’esperienza.

Nelle versioni precedenti, affrontò tutta la vicenda da solo. Ma prima di morire, quando raccontò per l’ultima volta la storia, vi aggiunse una persona. In tutti quei decenni non aveva mai menzionato l’esistenza di un altro uomo.

Tian Youjin incontrò per caso questa persona due mesi dopo essere arrivato nella steppa. Quel giorno pioveva a dirotto, sollevò la testa per guardare verso l’alto, e vide l’uomo in piedi sul crinale della Terra di Nessuno che fissava i fulmini nel cielo.

Sotto il temporale non riusciva a vederne chiaramente l’aspetto, vide solo che in lontananza gli indicava la direzione da seguire, dopodiché scomparve nella foresta. Era solo e non c’erano né carovane né pastori con lui.

Secondo la testimonianza di Tian Youjin, quello fu un momento incredibile. Quel luogo si trovava a quasi un mese di cammino dall’agglomerato più vicino. Non c’erano cavalli, e non c’era modo di approvvigionarsi. Era impossibile che un essere umano si inoltrasse così lontano nella vecchia foresta.

Eppure in quel posto una persona era apparsa all’improvviso, e ciò destava molti sospetti poiché, nonostante ebbe la sensazione che anche quell’uomo si fosse perso, non gli chiese nemmeno un aiuto.

In seguito, pensò che potesse trattarsi di un agente del Dipartimento dell’Immigrazione della Mongolia Interna, e che fosse lì per esplorare la zona, oppure credette di aver incontrato uno spirito di montagna e così per molto tempo non osò parlarne. Solo dopo essersi ammalato gravemente, le immagini nella sua mente tornarono sempre più chiare, finché si decise a buttarle fuori.

 Lessi questa storia nel quaderno degli appunti di mio nonno. Mio nonno era andato da Tian Youjin per comprare della pelle di Cordyceps Sinensis, e pur non ricordando da chi l’avesse sentita raccontare, la conclusione che trasse fu molto semplice: lui riteneva che l’uomo che aveva incontrato Tian Youjin nelle profondità delle montagne fosse un tombarolo.

Xu Ke[4] nel suo “Brevi aneddoti di epoca Qing[5] – ladri” scrisse la storia di un famigerato ladro di Guangzhou chiamato Jiao Si. “Jiao Si spesso viveva nei pressi del monte Baiyun e come lavoro faceva il tombarolo. Era seguito da decine di persone, alcuni sapevano ascoltare la pioggia, alcuni il vento, alcuni i tuoni, qualcuno sapeva osservare i colori dell’erba o le tracce lasciate nel fango o altre tecniche varie, ed erano tutti infallibili. Un giorno a mezzogiorno, uscendo dalla periferia nord, vide che stava per cominciare a piovere, ed esortò tutti a dividersi nelle varie direzioni per osservare attentamente il cielo. Disse che se tuoni, fulmini, vento e pioggia fossero cominciati, avrebbero dovuto guardarli, memorizzarli e riferirglielo. Jiao durante il temporale si posizionò fermo in piedi sulla cima della montagna. Dopo un po’, quando smise di piovere, da est fece ritorno una persona, e disse che durante un grande tuono, ebbe come la sensazione di fluttuare, come se da sotto la terra riecheggiasse un suono. Jiao soddisfatto disse: “Ce l’ho fatta” …”

Nel momento in cui scoppia un tuono, le cavità nelle montagne, che siano esse grotte o camere funerarie, possono dar vita ad una risonanza, e ciò è perfetto per trovare la posizione delle tombe all’interno delle grandi aree.

La grande stagione delle piogge che incontrò la Mongolia Interna in quel periodo si era vista raramente negli ultimi decenni, e proprio in quei momenti si poteva finalmente rivelare il luogo, che decenni di due generazioni avevano atteso e preparato con perseveranza. L’improvvisa comparsa di un uomo solo su quelle montagne non doveva essere legato ad un semplice motivo, ma ad una grande tomba situata nelle profondità della terra alla base del monte.

Quel che nacque in seguito a quella vicenda non fu per niente semplice. Lo sviluppo di tutta la faccenda era completamente diverso da ciò che finora mi ero abituato a vivere.

Tutto ebbe inizio con un messaggio lasciato dal mio Terzo Zio.

Vi ho già raccontato la storia di me e del mio Terzo Zio, e vi avevo già detto molto di lui. Dopo che persi le sue tracce nel bacino del Tarim, anche se mi ero convinto non ci fosse più, nel mio cuore sentivo che non poteva essere morto così facilmente. Durante il Capodanno di quest’anno, ho ricevuto un messaggio da un numero sconosciuto che conteneva un testo insolito.

A est della Torre del Tamburo[6] di Nanchino, armadietto n°221 del Museo Meteorologico del Padiglione Beiji. Buon anno.

Semplicemente questo tipo di scrittura, in un testo che non dava spiegazioni, mi fece pensare che c’era qualcosa che non andava. Durante tutti gli anni passati, questo genere di messaggi mi aveva accompagnato in molti momenti. Tutto ciò che mi mandava il Terzo Zio era semplice all’apparenza, ma dal significato incomprensibile.

Per tutti quegli anni, avevo sempre aspettato il giorno in cui il mio Terzo Zio mi avrebbe detto il segreto che tenevo nel mio cuore. Volevo vedere quale faccenda eccezionale lo avesse portato a mentirmi. Quando in seguito scoprii che probabilmente non era il mio vero Terzo Zio, capii improvvisamente qualcosa: se una persona porta sulle spalle troppe menzogne, quando cercherà di chiarirle, probabilmente non riuscirà a farlo.

In quel momento non ci pensai più, perché avevo paura che mi avesse davvero mentito, e non potesse dirmi che il problema era la mia vera identità. Forse io non ero io ed ero nato da uno spirito rospo, oppure ero una qualche specie di bambino di pietra di tremila anni. Sebbene sia fiducioso del fatto che fin dalla nascita sia stato un bambino normale, se per ipotesi, se per una improbabile ipotesi fossi davvero nato da una facoltosa famiglia senza senso, non saprei come affrontarlo.

Non andai subito a Nanchino, prima feci un salto a Pechino per risolvere alcune faccende. Dopodiché con Ciccio partii in direzione Nanchino. Sul treno ad alta velocità continuai a rileggere quel messaggio. Non ne avevo mai visto uno simile. La prima volta che avevo provato a richiamare quel numero avevo già capito che nascondersi era il sistema migliore per avere il controllo.

Ciccio mi chiese che intenzioni avessi. Dentro di me riflettei attentamente. Innanzi tutto, questo genere di armadietti ogni sera venivano ripuliti da qualcuno, e se ci fosse stato dentro qualcosa non avrebbe superato la notte. E questo era certo. Quindi non potevo immaginarmi di trovarci qualcosa dentro. E se qualcuno davvero ci avesse messo dentro qualcosa, certamente sarebbe stato spedito all’ufficio oggetti smarriti del museo. Però questo sistema avrebbe garantito che dopo che la cosa era stata lasciata lì, nessuno avrebbe potuto prenderla.

Un’altra possibilità era che il messaggio o la cosa potesse essere nascosto dall’armadietto, oppure semplicemente avevano utilizzato una penna ottica nera.

Ma nessuna di queste mie ipotesi credo fosse plausibile. In base alla conoscenza che avevo del mio Terzo Zio, certamente l’armadietto era stato manomesso.

La storia del Padiglione Beiji è molto antica ed è famosa da quando la dinastia Liu Song delle Dinastie Meridionale istituì la Sitiantai[7]. All’inizio della dinastia Ming, qui venne costruita su vasta scala la Qintiantai[8] ma non so se Wang Zanghai[9] vi abbia preso parte.

Per cui la scelta del luogo non è stata casuale.

Non abbiamo trovato ostacoli sul nostro cammino, e dopo aver trovato l’addetto del museo, gli abbiamo riportato il numero dell’armadietto, e lo abbiamo seguito.

Il numero 221 non era stato usato da nessuno, ed era aperto. Arrivato lì lo guardai e riguardai, ma era proprio vuoto. Ciccio mi coprì dalla vista degli altri ed io lo tastai un po’ all’interno per assicurarmi che non ci fosse un’intercapedine. Domandai anche agli oggetti smarriti ma non avevano trovato nulla.

Ciccio mi guardò: “Sciocco, era solo un messaggio da cestinare.”

Scossi la testa, ci ripensai un po’, e mi voltai a dare un’occhiata al muro di fronte all’armadietto numero 221. Su quel muro vi erano appesi i libri degli ospiti, libri che erano stati scritti fin dall’apertura del museo e che chiunque poteva sfogliare. Con le mani indicai la posizione dell’armadietto numero 221, e mentre confrontavo le distanze cominciai a muovermi finché giunsi davanti ad un libro degli ospiti la cui posizione era proprio di fronte all’armadietto numero 221.

Il libro era stato saldamente inchiodato con un filo ad un’asse di legno posta sulla parete. Lo aprii e cominciai a leggerlo. Dopo poche pagine, su una di esse vidi scritto sopra un passaggio:

Atto di trasferimento

Con la presente dichiaro di voler trasferire gratuitamente a Wu Xie il lotto n° 87, sezione A in strada Changping denominato Xiaosongshan

Cedente: Wu Sansheng

Ricevente: __________

La firma di questo contratto completa il trasferimento di tutti i diritti, e non necessita di ulteriori conferme

Sopra era stata posta un’impronta digitale. Rimasi stupefatto per un po’, dopodiché Ciccio mi chiese: “Che succede?” Risposi: “Il mio Terzo Zio mi ha lasciato un pezzo di terreno.”


[1] Diao -> pescare. Quindi il nome del re potrebbe essere tradotto come “Il re della pesca”.

[2] Un prodotto della medicina cinese, un fungo che nasce all’interno di una larva usato per guarire molti malanni.

[3] La comune popolare rientrava nel progetto del “grande balzo in avanti” di Mao, in cui giovani studenti venivano mandati a fare esperienza di vita nelle zone più rurali del paese.

[4] Xu Ke (1869-1928) nacque ad Hangzhou nel periodo Guanxu e fu uno scrittore cinese, la sua opera più rappresentativa è “Qing bai le chao” (che io ho tradotto con “Brevi aneddoti di epoca Qing”)

[5] “Qing bai le chao” è una raccolta di aneddoti della dinastia Qing creata da Xu Ke, che conta 13.500 articoli suddivisi in varie categorie e che narrano di vari aspetti della vita quotidiana. Uno dei capitoli è dedicato ai ladri

[6] La Torre del Tamburo è un edificio che contiene tanti tamburi, anticamente venivano utilizzati per dare l’allarme, o più semplicemente per battere le ore (un po’ la funzione dei nostri campanili)

[7] Istituzione nazionale che osservava e registrava gli avvenimenti astronomici e meteorologici

[8] Altro nome che viene dato al Padiglione Beiji

[9] Personaggio immaginario del romanzo, architetto a cui vengono attribuite le costruzioni di molte opere.


Questa è la mia personale traduzione del primo capitolo dell’opera di Nanpai Sanshu. Spero sia piaciuta 🙂

Attendo i vostri commenti qui sotto!

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